I magazine sono morti, viva i magazine!
Anche Stefano Tonchi, direttore del magazine W, è caduto sotto la mannaia di Condé Nast. Il gruppo – ndr la notizia era già nota da tempo – ha venduto la rivista a Surface per circa 10 milioni di dollari e il direttore è stato sostituito da Chantal Fernandez. La profezia della fine dell’era dei magazine, per quelli che la annunciano da anni, si sta avverando, anche perché la chiusura di W e il conseguente allontanamento di Stefano Tonchi, di certo, non può passare inosservato e qualcuno considera questo accadimento come la fine di un’era.
La crisi della stampa
Tutto ha avuto inizio intorno al 2008, quando la contrazione delle spese in adv a causa della recessione economica ha segnato la fine dell’attribuzione di grossi budget al mondo della carta stampata. Google e Facebook, diventando sempre più target-oriented, hanno fatto il resto. Eppure c’è chi ancora non si arrende all’idea di vedere estinguere definitivamente il mondo dei magazine su carta stampata. Altri parlano ancora di paradigmi che cambiano, a cui certamente è necessario adattarsi, ma la carta stampata rimane per molti – incredibilmente, quando si parla di scrivere articoli e rubriche, anche per i millennial – di un sogno che esercita ancora molto fascino.
Il contenuto è il re
Content is the king, diceva qualcuno, e la risposta ottimistica per la sopravvivenza della carta stampata, potrebbe passare ancora proprio per il contenuto. Alcune testate hanno targettizzato al meglio i propri contenuti, altri hanno, invece, avviato una vera e propria conversazione con il proprio target, allargando il raggio di azione – e di contatto – al mondo dei social, consentendo ai propri lettori di esprimersi, anche quando l’oggetto della conversazione non è particolarmente appagante, ma è in questo modo, dimostrando audacia e capacità di dialogo.
Diverse galassie mediatiche
Non solo: è proprio il canale social che spesso viene usato come “viralizzatore” della carta, rendendo alcune copertine memorabili. Ma il punto non è solo questo: i magazine, da pianeta intorno ai quali ruotavano tutti i satelliti di potere economico e informativo, sono diventati, a loro volta piccoli pianeti satellitari che ospitano vita, ma non possono vivere senza gli altri pianeti del sistema e si nutrono e alimentano a vicenda. The Cut, il progetto editoriale di Stella Bugbee, ruota intorno a numerosi media: carta stampata, digital, social, ma anche audio ed eventi live -. Una strategia vincente che rende il marchio – e i relativi prodotti – più targettizzati – non tutti andranno agli eventi live, ma magari alcuni amano ascoltare gli audio oltre ad acquistare il magazine in carta stampata e a condividere informazioni tramite i social-. Insomma, alcuni magazine hanno dimostrato che la realizzazione di contenuti dalla forte personalità e con un certo tocco di genuinità piacciono ai propri lettori – del resto questo è anche un fenomeno social -, ma sui magazine, la rilevanza dei temi dovrebbe rimanere un asset. Sarà sempre così?